venerdì 9 ottobre 2009

aurum

Parliamo di Pescara
L' unico liquore tipico è l' Aurum a base di brandy e infuso di arance. Viene utilizzato nei dolci (nel parrozzo altro tipico prodotto della Provincia) come ingrediente e per bagnare il pan di spagna.
Il nome del liquore deriva dal latino "aurantium" che significa arancio.
Lo stabilimento produttivo è stato trasferito a Città Sant' Angelo. Il liquorificio si trovava infatti a Pescara in un edificio disegnato dall' Architetto Giovanni Michelucci e voluto dall' Imprenditore Amedeo Pomilio, dove oggi (ex Aurum) viene sfruttato per allestire mostre di pitture, mostre di fotografie, opere teatrali e per matrimoni e cerimonie.
Matrimoni e cerimonie? proprio così avete letto bene!
Difatti sia le cerimonie che i matrimoni (iniziativa partita già dal primo di aprile e che durerà fino al 26 di dicembre 2009) vengono celebrati nella sala " Alambicchi" il nome deriva dai grandi macchinari che al tempo della produzione dell' Aurum si trovavano proprio lì.
Il costo all'uso della sala è di 300 euro. Ovviamente si parla di matrimoni civili.
Voglio ricordare che domani 10 ottobre si festeggia San Cetteo il Patrono della città di Pescara. Infatti domani ci sarà la processione e benedizione della statua (nuova) verso le 18. Storia di San Cetteo: la storia narra che il Santo fu eletto Vescovo di Amiterno il quale venne poi ingiustamente accusato di aver tradito la sua città al tempo dei longobardi in Italia fu gettato il suo corpo nel fiume Aterno con una mola di pietra legata al collo. Miracolosamente il suo corpo fu trasportato dalla corrente fino al fiume Pescara, dove sarebbe stato raccolto e sepolto nella Chiesa che gli fu dato nome di San Cetteo. La cattedrale di San Cetteo si trova in via G. D' Annunzio, l'edificio fu costruito dal 1933 al 1938 su progetto dell' Architetto C. Bassani e sorge su un sito di una precedente Chiesa dedicata a San Cetteo.

P.S.: vi segnalo un altro blog interessante: salutidallaprovincia.blogspot.com



Aurum

Parliamo di Pescara

L'unico liquore tipico è l' Aurum un liquore a base di brandy e infuso di arance. Il suo nome deriva dal latino " aurantium" che significa arancio.

L 'Aurum viene utilizzato nei dolci soprattutto nel parrozzo (altra specialità tipica di Pescara) come ingrediente e per bagnare il pan di spagna (quindi ottimo per le torte).

Lo stabilimento dove si produce il liquore è stato trasferito nel comune di Città Sant' Angelo. Infatti prima la sede di produzione del liquore era un edificio disegnato dall' Architetto Giovanni Michelucci e dall' Imprenditore Amedeo Pomilio. Ora (l'ex Aurum) a Pescara è diventato un edificio dove gli artisti esprimono e mettono in mostra il proprio talento, con mostre di pitture, teatro, mostre di fotografia. Infatti è proprio lì che si intraprendono iniziative di vario tipo come quella che si è aperta il primo di aprile (nell'ex Aurum : cerimonie e matrimoni) ed è durata per tutta l'estate.

Matrimoni e cerimonie? si avete letto bene! infatti nella sala "alambicchi" (il nome della sala deriva dai grandi macchinari che al tempo della produzione dell' Aurum si trovavano in quella sala) ci si può sposare ovviamente si parla di matrimoni civili.

Il prezzo? 300 euro, facendo richiesta per l'uso della sala.

lunedì 14 settembre 2009

l’olio extravergine di oliva, punch e vini abruzzesi

Le piante di ulivi in abruzzo sono una presenza consueta tra i dolci paesaggi delle colline delle provincie di Teramo, Pescara e Chieti. L’olio extravergine doc prodotto in queste zone  in particolare a Loreto Aprutino, Campli, Moscufo, Lanciano, Fossacesia e Guardiagrele regge il confronto con i migliori oli Italiani. Una tradizionale preparazione casalinga molto diffusa è il cosiddetto “olio santo” un olio di prima spremitura nel quale viene tenuto a macerare del peperoncino.

Ricetta- olio santo

500 g di peperoncini rossi piccanti, un pugnetto di sale, olio.

Procedimento: lavare sotto acqua corrente i peperoncini e asciugarli bene. Tagliarli e togliere il gambo e parte dei semi. Sminuzzarli e ricoprirli di olio nei vasetti di vetro ben puliti e asciutti. Lasciare i vasetti senza coperchio (ma coperti con un foglio di scottex per farli traspirare) per 1 giorno. Aggiungere l’olio che si sarà asciugato avendo cura di coprire bene i peperoncini di olio. Ora potete riporli e servirli dopo un mese. Oppure se preferite lasciate i peperoncini per tre settimane nell’olio, e serviteli con bruschette, polenta, con la pasta, oppure su un buon pane fatto in casa, potete anche utilizzare l’olio per condire le foglie di verza precedentemente sbollentate e fagioli.

Attenzione però da non confondere la tradizionale ricetta abruzzese con quella calabrese. Infatti la tipica ricetta nostrana si distingue da quella calabrese dal fatto che è costituita da soli due ingredienti olio extravergine d’oliva e peperoncini. Mentre la variante calabrese si fa con aggiunta di sedano e aglio.

Variante calabrese:

1 mazzetto di peperoncini piccanti, 1 cuore di sedano, 4 spicchi di aglio, un pugnetto di sale, olio.

Procedimento: lavare e asciugare bene i peperoncini, tagliare il gambo e disporli su di uno strofinaccio. Esporli al sole per almeno 2/3 ore rigirandoli ogni tanto. Ripulirli con un panno pulito per togliere eventuale polvere e ridurli a pezzetti. Tagliare a fettine sottili l’aglio e il sedano ed unirli ai peperoncini in un vasetto di vetro insieme al sale e all’olio. Coprire di olio i peperoncini. Lasciare i vasetti senza coperchio per 1 giorno. Aggiungere l’olio che si sarà asciugato fino a coprire e riporre per tre settimane prima di consumare aggiungendo man mano l’olio che verrà assorbito dai peperoncini.

Fossacesia è un paesino che vale la pena visitare ricordandovi la splendida Chiesa di S. Giovanni in Venere. Particolarmente sono interessanti i bassorilievi del portale, l’interno di stile cistercense e la cripta affrescata da Luca da Lanciano. E per gli amanti del mare vi consiglio Fossacesia Marina. Fossacesia Marina coniuga l’azzurro dell’ Adriatico e verde collinare di ulivi e di viti. A Nord della spiaggia si affacciano le strutture ricettive è il litorale  roccioso di Punta Cavalluccio ideale per la canoa, punteggiato dai caratteristici trabocchi.

La Costa Chietina è tra le più belle del territorio abruzzese, la zona più a Nord si snoda da Francavilla al Mare ricca di stabilimenti dove l’estate si anima con feste, concerti ed i tipici spari sull’acqua. Sono da visitare il nuovo Mumi il Museo intitolato a Michetti situato nelle sale ristrutturate dell’antico Convento di S. Domenico e la Chiesa di S. Franco, di recente costruzione ma dove è conservato un prezioso ostensorio del Maestro Orafo Nicola da Guardiagrele. Da Francavilla il litorale prosegue fino ad arrivare lungo il paesaggio costiero con i promontori di Torre Mucchia, Punta Ferruccio, Punta Lunga, Ripari di Giobbe. Da questi promontori si arriva ad Ortona nota anche per il Porto utilizzato per i fini commerciali. Il porto più importante d’ abruzzo può essere osservato anche dalla passeggiata Orientale, tipico belvedere che si affaccia sul mare, la quale conduce alla Cattedrale di S. Tommaso, al Castello Aragonese restaurato da poco ed aperto a tutti anche la sera, al palazzo Farnese. E udite, udite….al centro della Città si apre l’antico palazzo Corvo sede dell’enoteca regionale, l’uogo ideale per degustare e conoscere i vini abruzzesi. Inoltre si può visitare il porto turistico anch’esso visibile dalla passeggiata Orientale. Proseguendo da Ortona, verso Sud, si inizia a vedere piccole spiagge e calette, alcune nascoste altre no, con paesaggi stupendi. Queste calette prendono i nomi di Acqua bella, Capo turchino. Proseguendo si arriva a San Vito Chietino marina, molto bella, piacevole, tranquilla, piena di turismo, e vi consiglio di fermarvi per gustare del buon pesce appena pescato (vi consiglio le osterie).  Caratteristico inoltre San Vito Chietino Paese. Proseguendo lungo la fascia litoranea per me tra le più belle, ricca di profumi, di frutteti e di oliveti, è qui che a poca distanza si ergono i trabocchi costruzioni utilizzate per la pesca simili a palafitte, realizzate e sostenute da travi di legni. Ancora più a Sud lungo la strada nazionale che costeggia il mare e la ferrovia, si vede Fossacesia Marina. Vi consiglio di visitare anche il nuovo porto turistico Marina del Sole. E sempre proseguendo sempre verso Sud, si intravvede l’unico grande bosco litoraneo d’ abruzzo dove sono nate spontaneamente la leccetta di Torino di Sangro, da roverella, cerro, carpino orientale e olmo. Un vero e proprio polmone naturale. Torino di Sangro Marina è il capoluogo, cui si sale passando per uno splendido bosco di lecci; in paese spicca la cinquecentesca parrocchia di San Salvatore. Il polmone naturale continua sulle spiagge di Casalbordino (che offre a visitatori e villeggianti un bel arenile di sabbia, oltre a un tratto acciottolato e a una pineta), di Villa Alfonsina, di Punta penna e presso la riserva naturale di Punta d’Erce (o Punta Aderci), fino ad arrivare alle porte di Vasto (il litorale vastese, compreso tra Punta Penna e il lido di San Salvo Marina, è il più esteso e vario della regione in grado di offrire dune sabbiose e naturali meglio conservati di tutta la costa), cittadina costiera, divisa come le altre riviere abruzzesi tra la parte alta e quella marina. Da qui la costa prosegue verso la parte marina di San Salvo che fa da confine tra l’abruzzo ed il molise, con spiaggia in alcuni tratti ancora selvaggia (per fortuna!).

Una ricetta tipica di Francavilla al Mare sono i calamari alla francavillese.

Ingredienti: 400 gr di calamari, 200 gr di scampi, 1 spicchio di aglio, prezzemolo, un cucchiaio di pan grattato, 1 spicchio di limone, olio, sale, pepe e un bicchiere di acqua.

Procedimento: dopo aver pulito (eliminare la penna, il deposito gialliccio che si trova sotto la testa e la sacca dell’inchiostro) e lavato bene i calamari, mettete in un recipiente gli scampi e il prezzemolo, il pepe e il succo di limone, amalgamate bene gli ingredienti e fate un composto per riempire ciascun calamaro, chiudendo l’apertura on uno stecchino per evitare la fuoriuscita del contenuto dei calamari. Mettete tutto in un tegame con olio e acqua e fate cuocere lentamente a fuoco basso finché l’acqua non sarà evaporata. Ma se volete potete al posto dell’acqua usare il vino bianco ovviamente abruzzese che rende i calamari più morbidi.

Villa Santa Maria è un Comune della Provincia di Chieti. Del Paese sono da visitare la Chiesa di San Nicola di Bari, patrono del Paese; la Chiesa di Santa Maria in Basilica; la Chiesa di San Francesco Caracciolo ed il Palazzo della famiglia Caracciolo; il Palazzo Castracane. Nel Paese sono presenti tre rinomati liquorifici produttori del punch villese, del centerbe, dell’ amaro villese e dei liquori alla genziana ed alla liquirizia.

Punch Abruzzese

Nella foto troviamo il gusto tipico della tradizione. Ha funzioni stimolanti oltre ad essere un ottimo amaro. E’ fatto con erbe officinali ed infusi di agrumi.

Liquore alla liquirizia

Tocco da Casauria è un comune di 2.824 abitanti della provincia di Pescara e fa parte della Comunità montana della Maiella e del Morrone. Il paese sorge su un colle nella valle del fiume Pescara, a circa 40 km dal capoluogo di provincia, lungo la strada che la collega a Roma, poco prima delle Gole di Popoli.Tocco è noto per la Centerba, un liquore ricavato dalla distillazione di diverse piante della Maiella, inventato dal farmacista Beniamino Toro come medicamento. Nel 1817 diviene prodotto di consumo. Per quanto riguarda l'olio d'oliva, la provincia di Pescara, e quindi Tocco, è stata tra le prime in Italia ad ottenere il riconoscimento ufficiale da parte dell'Unione europea per la denominazione di origine protetta (D.O.P.) del suo Olio di Oliva Extravergine "Aprutino Pescarese"; questo marchio certifica l'alta qualità dell'olio extravergine prodotto in questa zona. Il vino prodotto è di ottima qualità ed è quello tipico della cultura abruzzese: Montepulciano, Cerasuolo e Trebbiano con ottime caratteristiche organolettiche, di gusto e retrogusto.

Amaro D'Abruzzo Toro

Dal 1817 la CENTERBA TORO è il vanto dell'Abruzzo. Con la stessa esperienza e utilizzo di antica ricetta, viene prodotto anche l'AMARO D'ABRUZZO TORO, altro tipico liquore con il 32 per cento di alcole. Questo caratteristico amaro a base di arance, spezie e aromatizzanti vari infusi in alcool, ha un profumo del tutto particolare e un gusto molto gradevole sia per chi ama degustare un amaro "liscio" ovvero bere, ben fresco, un Long Drink rilassante ed accattivante. Anche la originale etichetta applicata sulla sua elegante ed esile bottiglia da 50 cl contribuisce nel modo migliore a confermare la genuinità di questo amaro e a portarci indietro nel tempo.

GRADO ALCOLICO 32%; CAPACITA' CL 50

Punch D'Abruzzo Toro

Questo classico e "corposo" liquore anch'esso a base di arance, spezie e aromatizzanti vari infusi in alcole, prodotto con la stessa esperienza bicentenaria e antica ricetta dalla TORO, pur avendo le stesse caratteristiche e gli stessi pregi dell'AMARO D'ABRUZZO TORO se ne diffenzia per il maggiore contenuto di alcole (45%). Esso è quindi particolarmente indicato ad essere gustato "liscio" ovvero diluito in modica quantità di acqua alquanto calda. Tale punch era, ed è ancora, molto gradito soprattutto con il tempo inclemente e con il freddo anche perché le sostanze che lo compongono danno senso di calore, tranquillità e benessere. L'etichetta che evidenzia l'esile ed elegante bottiglia di questo PUNCH è analoga a quella dell'AMARO ABRUZZESE TORO e, pertanto, anch'essa contribuisce a rendere il PUNCH stesso particolarmente gradito al consumatore.

GRADO ALCOLICO 45%; CAPACITÀ CL 50.

Centerba Toro Forte 70°

Il "Centerba Toro" nasce dalla sapiente cernita di spontanee erbe aromatiche del Monte Maiella ben conosciute in erboristeria e da spezie pregiate, il tutto posto in lunga infusione in particolari contenitori. Le materie prime e il sistema sempre identico a quello creato da Beniamino Toro nel 1817 e tramandato da padre in figli, sono la migliore garanzia per questo tipico forte liquore d’Abruzzo. Anche il suo confezionamento in antiche personali bottiglie impagliate nei formati da 70-50-20cl. e 100cl. senza paglia, conferma, per tale specialità, la sua certa collocazione fra i prodotti di vera classe e di sicura genuinità. Il "Centerba Toro", oltre che centellinato "liscio", é molto apprezzato anche nel caffè, nel cioccolato, nel latte, nei cocktails, in pasticceria, in cucina. Ma le sue innumerevoli qualità non sono soltanto queste: provare per credere.

Centerba Dolce 45°

Anche coloro che non gradiscono liquori ad alto contenuto di alcool, ovvero "secchi", ma che amano i liquori a base di erbe, possono apprezzare la bontà del " Centerba Toro". Per essi, infatti, vi è il "Centerba Dolce" che pur essendo sempre "Centerba", ha un minore contenuto di alcool (45 per cento) e contiene anche una sia pur modesta quantità di zucchero atto a rendere tale liquore più "morbido" e, quindi, alla portata di tutti

Scheda tecnica

Nome: Centerba Toro
Gradazione: 70° Vol.
Zuccheri: assenti
Aromi artificiali e/o naturali: assenti
Modalità di produzione: il Centerba Toro nasce dalla raccolta e dalla cernita di erbe aromatiche spontanee ben conosciute in erboristeria e di spezie pregiate e dalla loro essiccazione in ambienti al riparo da sbalzi di temperatura e di umidità. Successivamente le erbe vengono selezionate per
utilizzare solo le parti migliori delle foglie e, dopo un sapiente dosaggio, vengono messe a macerare in alcool:
il dosaggio delle varietà scelte e il tempo di infusione (da due a quattro mesi) possono variare a seconda delle caratteristiche climatiche dell’anno di raccolta.
Modalità di consumo: il Centerba Toro è un liquore di grande versatilità: eccellente dopo pasto, ottima base per long-drinks e cocktails, in aggiunta al gelato e alla macedonia, è spesso utilizzato nell’alta pasticceria e nella
cucina.
Packaging: il Centerba Toro è confezionato nelle tipiche bottiglie impagliate nei formati da 70, 50 e 20 cl.

venerdì 11 settembre 2009

L’abruzzo è un luogo ricco da scoprire, sapori, profumi è un insieme di bellezze e ricchezze naturali. Riscopriamole insieme.

veduta di Villamagna veduta di Villamagna   

Iniziamo con i prodotti tipici del mio amato Paese. Villamagna è un Paese ricco di attività: aziendali, artigianali, ma anche di prodotti tipici.

 

HPIM6035veduta dalla villa di Villamagna

Essendo il mio un blog soprattutto di natura gastronomica reputo però opportuno descrivere un pò quello che rispecchia tutta la cultura del Paese. Voglio ricordare la tradizione manuale che c’è nel mio Paese: la ceramica (ed è bene citarne il nome) di Giuseppe Liberati che fin dalla sua giovane età ha dedicato la propria vita alla ceramica; i mobili della Ditta Di Iorio; la sartoria villamagnese ricordando i defunti Maestri Lamberto Tiberini, Tommaso Liberati.

Passiamo ora hai prodotti tipici villamagnesi. Il vino: il Montepulciano DOC, vino profumato e dal sapore asciutto, devo ricordare anche il Trebbiano delicatamente profumato ed asciutto. Aggiungo inoltre che il Montepulciano DOC è un vino rosso tipico delle province di Chieti, l’ Aquila, Pescara e Teramo. Ha un colore rosso rubino soprattutto il vino giovane, con l’invecchiamento tende a diventare scuro. Il Montepulciano giovane si abbina con gusto con la carne suina e ovina grigliata. I vini invecchiati inoltre dopo i cinque anni vanno bene con carni rosse, ma è ottimo il vino invecchiato con formaggi stagionati tipo pecorino abruzzese.

Nota storica: l’uva Montepulciano è presente in Abruzzo da tempo immemore, l’origine dell’uva che è a bacca nera simile a bacche del meridione ma tutte comunque originarie dalla Grecia. Questa uva è contesa dall’omonimia del prodotto abruzzese con quella dei viticoltori di Montepulciano (SI). Anche se la contesa è data dalla capacità di produrre vini simili. Ma il Montepulciano che si distingue ovviamente da quello abruzzese viene definito Montepulciano primutico (o precoce) ossia il clone del sangiovese grosso; l’uva degli abruzzi invece è tardiva rispetto a quella della toscana dove i chicchi profumati e carichi dava vini longevi altrettanto carichi di profumi e colore.

Il Trebbiano è un altro vino DOC d’Abruzzo i cui acini sono bianchi. Il vino che ne deriva è profumato e corposo. Le aree tipiche di coltivazione sono le colline del Chietino (Villamagna) e del Teramano. Inoltre il Cerasuolo d’ Abruzzo doc (ricordando il Cerasuolo di Colonnella del teramano) è una variante del Montepulciano, si ottiene da una macerazione di poche ore del mosto con le buccie del Montepulciano. Il vino che se ne ricava è rosso ciliegia. E’ un vino il cerasuolo delicato e fruttato. Il cerasuolo è costituito dal 100% di uva di Montepulciano d’ Abruzzo, ha un gusto fresco, giovanile, il colore è carico ma molto limpido, i profumi predominanti sono quelli fruttati (di frutti di sottobosco e cerase mature). Ideale con i primi piatti accompagnati da salse rosse. Il cerasuolo si serve a temperatura di 14°/16°.

Notizie salutari: le HPIM5416 ciliege (o cerase), sono piccoli frutti dalla forma rotonda, dal sapore dolce e dal colore rosso-violaceo. Sono il frutto di un albero (aggiungo alberi che ho  vicino casa) della famiglia delle rosacee, la stessa delle rose. Il frutto originario dell’Asia Minore, fu importato poi in Italia. E fu proprio grazie ai Romani che la coltivazione dei ciliegi si diffuse in tutto l’ impero. A differenza di altri frutti, le ciliege non proseguono la maturazione dopo il raccolto, per cui è necessario acquistarle quando sono ben mature e controllare che non ci siano tracce di muffa, che siano sode (non mollicce), che non presentino ammaccature o parti annerite. La buccia non deve avere macchie e deve risultare brillante e uniforme. Le ciliegie migliori, anche se per me sono tutte buone indipendentemente dalle qualità di frutti, sono quelle con polpa soda che in frigorifero conservano più a lungo sia il sapore che le vitamine. Anche se vi consiglio di mangiarle subito dopo l’acquisto. Inoltre è bene conservarle in luogo fresco e poco umido ma mai nella plastica. Le ciliegie sono molto sensibili al freddo ed è bene non conservarle a temperature troppo basse. Per questo motivo vi consiglio di mangiarle entro pochi giorni, sciacquandole sotto l’acqua corrente man mano di servirle in tavola. Esistono come dicevo diverse varietà di frutti: il ciliegio dolce e il ciliegio acido: dal primo derivano circa cento varietà differenti che producono ciliege che si dividono in due grandi categorie 1) le tenerine e le duracine (o duroni). Ovviamente le prime sono a polpa tenera di colore rosso scuro, le seconde hanno dimensioni maggiori e polpa dura, sono di colore rosso scuro o nero con polpa rossa oppure di colore rosso chiaro con polpa rosacea o giallastra. La ciliegia è ricca di flavonoidi, sostanze molto utili contro i radicali liberi e quindi contro l’invecchiamento precoce dell’organismo. E’ un frutto molto dissetante soprattutto la varietà più aspra, ed è indicata nella cura di artriti, ateriosclerosi, disturbi renali e gotta. Contiene buone quantità di fibre, potassio, calcio, fosforo, vitamine A e C, vitamine B e PP. Il frutto fresco e consumato a digiuno (25 ciliegie al giorno più acqua) serve a depurare e a disintossicare l’organismo grazie alla presenza di polifenoli, ottimi in casi di stipsi (o stitichezza) e contro lo stress grazie all’equilibrio tra acidi e sali minerali ( l’acido malico favorisce la digestione degli zuccheri e l’attività del fegato). La cura della ciliegia serve a lenire disturbi articolari dovuti ad un eccesso di acido urico (gotta). Ma vengono utilizzate anche come antidolorifici grazie alla presenza di antociani (sali, di solito cloruri) che oltre a dare la colorazione rosso-arancio ai frutti rendono queste golosità simili all’aspirina ovviamente privi di effetti collaterali di quest’ultima. La ciliegia infine è un ottimo tonico, diuretico e lassativo. E’ utile nelle diete dimagranti perché è ricca di fibre solubili che nello stomaco si impregnano d’acqua come spugne e determinano una distensione delle pareti gastriche procurando uno stimolo di sazietà. Di ciliegi esistono tre specie di importanza colturale:

-Prunus avium (ciliegio dolce), caratterizzato da rami eretti, robusti con foglie ovali grandi e pendule;

-Prunus cerasus (ciliegio acido),con rami flessuosi e penduli, con frutti aciduli, foglie piccole ed erette;

-Prunus mahaleb (megaleppo o ciliegio di S. Lucia), con foglie piccole ed ovali. Questa specie si utilizza come portainnesto.HPIM5420 i miei ciliegiHPIM5422

Il terreno per i ciliegi deve essere fresco, ben drenato e permeabile. Sono sconsigliati quindi i terreni calcarei, argillosi e con ristagno idrico. Si prestano bene alla coltivazione in vaso sui terrazzi. Mentre a terra le piante vengono allevate distanziate l’una dall’altra a distanze di 6 x 4 m. Il ciliegio di solito viene propagato per innesto.

Passiamo ora ad un’altro prodotto tipico villamagnese: l’ olio tipico viene coltivato nella località Colle Pian di Mare, i cui frutti coltivati sono la qualità Leccino e Gentile, di Agricoltura Biologica per cui vi consiglio l’acquisto. Le piante di ulivo vengono potate ad alberello con esposizione del terreno Nord-Est. La raccolta avviene in ottobre (dal 20 al 30 di ottobre). Il raccolto viene effettuato attraverso la cosiddetta brucatura a mano, dove i frutti vengono poi depositati in cestoni di plastica e moliti entro 24 ore. La molitura consiste in primo luogo nella defogliazione, dopo di che vengono moliti (schiacciati) i frutti con molasse di granito (la molassa non è altro che una macina in pietra generalmente in granito), da cui se ne ricava per estrazione a freddo (con impianto continuo a due fasi) l’olio. La sua acidità intesa come acido oleico è di 0,25% circa. L’olio che ne deriva è di colore giallo con riflessi verdognoli e di aspetto velato. L’odore è intenso come di olive appena frante. Il sapore è fruttato con leggere sensazioni di amaro. Vi consiglio di abbinare questo olio con: peperoni arrosto, zuppe di fagioli, con pizze e foglie, bruschette, tipici piatti abruzzesi.

Proprietà benefiche dell’olio: l’ olio è un gastro protettivo naturale, perché protegge le pareti dello stomaco dai succhi gastrici. E’ nella nostra tradizione mediterranea il suo uso leggero e ricco di vitamine che accompagna le nostre pietanze in modo leggero e sano. Inoltre li oli possono essere aromatizzati in modo tale da adattare diverse esigenze e diversi piatti. Gli oli aromatizzati di solito vengono confezionati in bottiglie da 100 ml in svariati gusti: arancia, peperoncino, aglio, aglio e peperoncino, basilico, funghi porcini, limone, mandarino, origano, rosmarino, salvia, tartufo bianco, timo, ginepro ed erbe aromatiche. Insomma lo considero un elemento indispensabile non solo per la salute ma anche per condire le pietanze più svariate. Inoltre i pregi nutrizionali dell’olio vergine ed extravergine di oliva lo rendono un alimento adatto a tutte le età. La presenza di vitamina E è un potente antiossidante, permette di contrastare i radicali liberi responsabili dell’ invecchiamento dell’organismo, mentre la presenza di alcuni acidi grassi insaturi costituisce un ulteriore pregio nutrizionale, in quanto si tratta di sostanze di cui il nostro organismo ha bosogno ma che non è in grado di produrre. La composizione dell’olio d’oliva proprio perché è bilanciata si avvicina alle esigenze dell’organismo. Ecco allora che l’olio extravergine di oliva previene le affezioni cardiocircolatorie, l’insorgere dell’ arteriosclerosi e il pericolo di infarto. E’ fondamentale sia per bambini che per anziani perché limita la perdita di calcio osseo ed è molto digeribile, facilita l’attività epatica e regola l’attività intestinale. Ebbene ricordare che oggi l’uso dell’olio di oliva ha una certa rilevanza anche nell’ambito della cosmesi: le sue virtù cosmetiche si basano infatti sulla affinità acidica con il tessuto cutaneo ed adiposo dell’uomo. E da qui una vasta gamma di saponi, bagnoschiuma per l’igiene della persona. Tra le proprietà dell’olio di oliva voglio ricordare che ne sono molte ma ne elenco alcune: riduce la percentuale di colesterolo LDL (cioè di quello “cattivo”); riduce i rischi di occlusione delle arterie; riduce la pressione arteriosa; riduce il tasso di zucchero nel sangue; aumenta la secrezione della bile; aumenta l’apporto di Vitamine A, D ed E; facilita l’assorbimento di altre vitamine; previene l’arteriosclerosi; previene l’infarto del miocardio.

Ricetta abruzzese: I peperoni ripieni-

ingredienti per 4 persone: 6 peperoni grossi dolci, 1 cipolla, 3 cucchiai di pan grattato (o se preferite mollica di pane), prezzemolo, parmigiano, olio di oliva, vino rosso, 1 uovo, sale.

Preparazione: tagliare a fettine la cipolla e porla in una pentola antiaderente, facendola appassire con un po  di vino stando bene attenti a non farla bruciare. Ripieno: Nel frattempo unite in un recipiente il pan grattato, l’uovo, un pizzico di sale, il parmigiano ed il prezzemolo precedentemente tritato, mescolando bene gli ingredienti. Iniziamo a scavare i peperoni che dovranno accogliere il ripieno, avendo cura di spellarli togliendo i semi e la parte bianca dell’interno, farcirli con il ripieno precedentemente preparato e disporli uno accanto all’altro in una teglia anche questa antiaderente, bagnarli con un filo di vino rosso: metterli in forno, a calore moderato per circa 40 min. Una volta pronti, prima di servire conditeli con un filo di olio di oliva a crudo o se preferite con olio aromatizzato. Questo piatto può essere gustato sia freddo che caldo.

Un altro prodotto tipico abruzzese è Pallotte cace e ove. Le polpette di formaggio e uova sono una delle espressioni culinarie abruzzesi semplici.

Ricetta abruzzese: Pallotte cace e ove-

Ingredienti per 4 persone: 4 uova, formaggio grattugiato (pecorino o grana).

Preparazione: amalgamiamo ben benino gli ingredienti che dovranno avere una certa consistenza, dopo di che formeremo delle polpette (ma di solo uova e formaggio), si fanno dorare friggendole per pochissimi minuti e si saltano in un semplice sugo di pomodoro.

Adesso passo HPIM6885 alla pasta che la nonna materna mi preparava da quando ero una bambina (alla cara nonna Francesca). Questa ricetta che merita essere mensionata non solo in onore di mia nonna ma anche perchè è una ricetta degna d’Abruzzo. I maccheroni alla chitarra: è una pasta preparata con un attrezzo che mia nonna utilizzava ossia “chitarra” (o maccarunare) è un attrezzo tipico abruzzese che si usa per fare gli spaghetti alla chitarra o maccheroni alla chitarra. E’ costituito da fili d’acciaio tesi, accostati parallelamente su una intelaiatura di legno, sul quale vengono poggiati le sfoglie di pasta e dove le sfoglie vengono pressate con il mattarello. Una volta pressate le sfoglie sui fili della chitarra si ottengono degli spaghetti a sezione quadrata (spaghetti alla chitarra). Questa pasta mia nonna la preparava assieme al ragù e ai sughi di carne (sughi segreti). Quindi i maccheroni alla chitarra si sposano bene con ragù di carne o con una salsa di pomodoro con le pallotte (polpettine di carne) e da qui chitarra con le pallotte (la chitarre cò li pallott).

Un’ altro primo che mia nonna mi preparava era le sagne e faciul (fagioli). Pasta che veniva fatta esclusivamente con acqua, sale e farina con forma a strisciolina. Questo piatto molto delicato va accompagnato con sugo semplice di pomodoro e fagioli precedentemente lessati. Questa pasta va assolutamente servita umida ( un po brodosa), ma mai asciutta.

La pupa, il cavallo e il cuore

Questi tre sono tre dolci tipici Pasquali, la ricetta è uguale ma quella che cambia è la presentazione. Da noi in Abruzzo così come a Villamagna si usa regalare alle femminucce (sorelline, figlie o nipotine) la pupa, ai maschietti (i fratellini, i figli o i nipotini) il cavallo, mentre il cuore generalmente viene regalato ad una persona adulta. Ingredienti: farina, mandorle tostate e tritate con la buccia, cioccolato, zucchero, uova e olio. Inoltre assieme a questi ingredienti molte donne preferiscono arricchire personalmente con altri ingredienti (canditi, uva passa, confettini colorati)). Anche le decorazioni spesso sono personalizzate.

Esiste anche una variante pescarese i cui ingredienti sono: farina00, olio di oliva, zucchero, uova fresche, lievito in polvere, vanillina, sale, cacao amaro. In pratica è una variante che esclude le mandorle, canditi, uva passa, ma le pupe e i cavalli sono preparati con pasta frolla ricoperta di confettini colorati. La tradizione prevede che per gli occhi siano usati per il cavallo due chicchi di pepe nero e per la pupa due chiodi di garofano, mentre per la bocca due chicchi o tre chicchi di caffè, infine sulla pancia deve rigorosamente essere sistemato un uovo che diventa sodo con la cottura.

Ma a Villamagna si utilizzano le mandorle.

Una ricetta tipica di Francavilla al Mare sono i calamari alla francavillese.

Ingredienti: 400 gr di calamari, 200 gr di scampi, 1 spicchio di aglio, prezzemolo, un cucchiaio di pan grattato, 1 spicchio di limone, olio, sale, pepe e un bicchiere di acqua.

Procedimento: dopo aver pulito e lavato bene i calamari, mettete in un recipiente gli scampi e il prezzemolo, il pepe e il succo di limone, mescolate bene e fate un composto per riempire ciascun calamaro. Mettere tutto in un tegame con olio e acqua e fate cuocere lentamente finché l’acqua non sarà evaporata. Ma se volete potete al posto dell’acqua usare il vino che rende i calamari più morbidi. Il tutto accompagnato da un doc teatino.

Infine a fine pasto si può degustare un liquore chiamato il super punch abruzzese, non lo avete ancora sorseggiato? allora vale la pena provare.